Sandro
Camilleri, VISCIDO NODO
pagine
253, brossura, Stordito editore, 2014.
L’ultima
fatica di Camilleri (Sandro) che ci regala, si fa per dire, un nuovo episodio
della saga dell’ispettore Montalcino. Sandro è il cugino maggiore di Andrea, da
lui ha preso il vizio di scrivere, si è incallito e produce romanzi gialli e
noir uno dopo l’altro, non riesce a smettere, povero Camilleri (povero Sandro
n.d.a.).
Quando
apriamo il libro troviamo l’ispettore Montalcino alle prese con le spire di un
capitone, il giorno della vigilia di capodanno di un anno non bene specificato.
“Viscido
nodo” è un titolo che offre già gli elementi per valutare il grado di
perversione del protagonista. La storia si srotola, le parole si aggrovigliano,
i nodi si stringono attorno al serial killer che si diverte a strangolare le
sue vittime con un’anguilla viva.
Camilleri
(sempre Sandro) e l’ispettore Montalcino inseguono il capitone nei suoi
spostamenti per tutto lo svolgimento della vicenda. Capitone è anche il nome
con cui il serial killer firma i delitti.
Le
ultime due pagine fanno sperare in una soluzione positiva del caso, ma il
sopraggiungere della quartultima riga, che inizia con la parola “alloro”
(evidente errore di battitura dell’autore - sempre il Camilleri, però Sandro), mette
in allarme il Capitone che non ha intenzione di finire infilzato da uno spiedo,
sguscia via dalle dita del lettore e s’incunea sotto la parola “fine”.
Come
sempre il Camilleri riesce a stupirci con le sue storie, il viscido capitone è
sfuggito alla stretta della giustizia e all’ispettore Montalcino non resta che
farsi due spaghettini con il tonno.
Raimondo
Quagliana per AAS Magazine