Sandro Camilleri, L'ETÀ
CELATA
pagine
233, brossura,
Stordito editore, 2015.
L’ultima
fatica letteraria di Sandro Camilleri (si tratta di un cugino del famoso
Andrea, a cui è scappato il pallino della scrittura) sembra risentire di tutto
il peso della terza età. Sappiamo dal suo biografo personale (Ugo Camilleri,
omonimo ma non parente né dell’uno né dell’altro cugino) che l’età di Camilleri
(Sandro) si aggira intorno ai sessantacinque anni e tre mesi. Il biografo
Camilleri (Ugo, l’omonimo) non riesce a essere più preciso in quanto ha
continue difficoltà a incontrare l’autore in persona, ci ha provato più volte
nel corso dei decenni passati, ma è stato sempre messo alla porta dal portiere
dello stabile o inseguito dai cani prima ancora di avvicinarsi al portone. A
queste condizioni è estremamente difficoltoso per Camilleri (il biografo)
tracciare una biografia realistica o almeno verosimile di Camilleri (Sandro,
non un parente).
Ma
andiamo al sodo. Il libro è ambientato in una casa di riposo per anziani
autosufficienti dove nottetempo si consumano piccoli delitti. In mancanza di
grandi mezzi, gli ospiti vengono trovati cadavere con accanto un piccolo coltellino
di plastica, in virtù della teoria che quando si invecchia si ritorna bambini
Giunto
sul posto, l’ispettore Montalcino non riesce a credere che quel coltellino sia
veramente l’arma del delitto e manifesta la sua perplessità per un paio di
pagine a seguire, una descrizione che Sandro Camilleri (l’autore) risolve molto
bene riempiendo le pagine di una fitta serie di puntini di sospensione. Finiti
i puntini la storia riprende il suo corso, ma già più di un anziano ha tentato
di imbrattare il libro con la penna biro per unire i puntini tra loro. A tal
proposito il biografo Camilleri (Ugo, non Sandro, e nemmeno Andrea) riferisce
che uno dei passatempi preferiti di Sandro Camilleri sembrerebbe essere la
scrittura di libri gialli e noir, di questo è quasi sicuro - il condizionale
sarebbe d’obbligo - pur non avendo mai avuto l’occasione di conoscere
personalmente l’autore oggetto delle sue attenzioni biografiche.
Nel
frattempo all’interno della casa di cura le morti dei vecchietti si susseguono
una dietro l’altra, non tutte, anzi per niente, attribuibili a omicidio, bensì
a cause del tutto naturali: diabete infarti blocchi renali ipertensione eccetera.
Mai
come in questo libro sin dall’incipit si avverte l’ineluttabile incombenza della
parola fine. Montalcino si trova a dover decidere se continuare le indagini sui
morti del coltellino oppure archiviare tutto e obbligare la struttura a
intensificare le analisi di sangue e la diagnostica per la prevenzione.
Il
biografo rivela che la vera età di Camilleri (Sandro, non Ugo) rimane un numero
misterioso con cui spesso lo stesso Camilleri (non Ugo, ma Sandro) continua a
prendere in giro il pubblico affezionato l’editore il biografo, addirittura se
stesso, dimostrandosi un autore pieno di autoironia.
Così
anche questa volta restiamo spiazzati ad aspettare la sua prossima fatica,
confidando nell’inesauribile vena di uno scrittore capace di spiazzare senza
saperlo.
Raimondo
Quagliana per AAS Magazine