Ieri 6 gennaio 2015 gran finissage di CulturaLab.
E' da fine novembre che Maia Cataldo e il suo gruppo hanno movimentato la calma piatta bagherese con attività culturali tutte di buon livello, e in ogni caso offerte a titolo gratuito da artisti vari che "volevano" esserci, per il semplice motivo che l'ICRE è il cimitero di tanti mafiosi.
E questo è il punto.
Le attività di CulturaLab hanno previsto anche l'uso di musica techno, nell'ICRE si è ballato il 31 dicembre.
Ma si può portare la musica in un cimitero?
Nell'ICRE si è parlato di mafia, di dolore di madri che vedono perire i loro figli, di Piddu Pannu, di seconda guerra di mafia.
Di Cosa Nostra si è parlato. Abbondantemente.
Si può ballare dentro l'ICRE?
Secondo alcune voci no. Perchè ci sono i morti. Morti da rispettare.
Quali morti?
I mafiosi delle cosche perdenti che furono strangolati e squagliati nell'acido.
Ah.
Mischini.
Sono umani e in quanto umani vanno rispettati. Nella vita sbagliarono nella scelta della fazione, si fossero messi con Provenzano piuttosto che trovarsi una corda al collo l'avrebbero avuta per le mani. Ma sbagliarono. Sbagliarono due volte.
Non siamo a questo mondo per mettere fiori sulle lapidi, mettere fiori è solo uno tra i business legati alla morte.
In un paese mafiusazzu come Bagheria l'ICRE è il punto di partenza di una grande rielaborazione: ricordare il passato e offrire alla comunità il più grande rimedio contro i mafiosi, offrire la migliore profilassi: la cultura. Scrivere, cantare, suonare, dipingere, fotografare sono tutte attività che possono allontanare i giovani dalla mafia. Anche ballare e fare DjSet.
Chi ha i morti all'ICRE i fiori li metta altrove, all'ICRE si rielabora.
Giorgio D'Amato