martedì 27 gennaio 2015

La guerra dei sei giorni

6 Giugno 1967. In soli sei giorni cambiò il volto della Nazione. Mi chiamo Abhram Olokan, sono ebreo, ho 94 anni, i mei genitori vennero in Terra di Palestina dopo il primo grande conflitto chiamato Prima Guerra Mondiale. Ci spostammo dalle Regioni Russe, mio nonno raccontava  che da prima di arrivare nella nostra Terra Promessa subivamo la persecuzione per la nostra religione, l'abitudine a non mangiare maiale e a tenere i boccoloni sotto la papalina nera. Adesso non è diverso. Noi prepariamo il pastrami ancora secondo la tradizione ebreo russa con la carne in salamoia e lo accompagnamo ai cetriolini. Che male c'è se vogliamo cucinare il pane in forno dopo averlo bollito e consumare l'agnello con pane azzimo?
Molte cose sono cambiate da quando giungemmo in Palestina. Abbiamo dovuto lasciare le terre coltivate per ben due volte, abbandonando ettari ed ettari di agrumi. Le disposizioni dell'ONU cambiavano continuamente e i gruppi politici che ci guidavano prendevano spesso posizioni opposte anche tra loro. 
Noi vogliamo solo aprire la tavola per il banchetto pasquale e arrivare alla fine di questo, mangiare il pane azzimo assieme all'agnello in ricordo dei nostri antenati che Dio liberò dalla schiavitù dell'Egitto, sposare le nostre donne e osservare il sabato leggendo i versetti della Torah. Nel timore di Dio vorremmo cantare le lodi del Signore di Abramo, Mosè, Isacco. 
Vennero molti e molti ebrei dopo il grande conflitto chiamato Seconda Guerra Mondiale. Arrivavano a migliaia e diventammo milioni. 
La terra non bastava più, i campi avevano bisogno d'acqua per diventare fertili e sfamare tutte quelle bocche. L'acqua del fiume Giordano e le coste sul Mediterraneo per incentivare i commerci. Così iniziò il primo conflitto arabo-israeliano. Ma solo la Guerra dei sei giorni cambiò definitivamente il volto della terra di Palestina. Fu una carneficina. Il conflitto fu sempre voluto dagli arabi ma furono decimati, i territori invasi, scacciati e derubati delle loro terre, respinti ai confini divennero profughi verso l'Egitto, la Siria, la Giordania. Il popolo di Dio trionfava, suonando le trombe nel nome del Signore, la polvere invase i campi, il cielo divenne una cappa nera di fumo e fiamme.
Per sei giorni tuonarono i colpi del nostro esercito come le trombe del giudizio. 
I superstiti della Grande Guerra, dicono, che avessero subito l'Olocausto, ma io dico che avevano annidato il male nel loro cuore.
Il male genera altro male, la cattiveria umana trova appagamento nell'infliggerlo. Il male che inflissero in quei sei giorni non fu in nome della razza, lo fecero in nome della sopravvivenza ma non basta a giustificare quello che avvenne, nè quello che avvenne in seguito.

Abhram Okalom 


(Clotilde Alizzi)