Così pare.
Porticello avrebbe fornito esplosivo - ottenuto da alcuni ordigni inesplosi risalenti alla seconda guerra mondiale e pescati da Cosimo D'Amato - per fare saltare in aria il magistrato Falcone.
Porticello custodirebbe il tritolo da utilizzare per un attentato al magistrato Di Matteo.
Al di là di questi traffici di cariche, ci chiediamo se Porticello sia un paese mafioso.
Apparentemente no, perché il porticellese tipico è un pescatore che manca giorni e giorni per andare alla nisciuta, che affronta le tempeste, che rischia la vita, che campa della vendita di pescispada, tonni, acciughe.
Questi che vanno a pescare sono i porticellesi che ben rappresentano un paese pulito, spesso onesto, a volte corruttibile - dalla notte dei tempi i paesani sono disposti a cedere il loro voto in cambio di denaro o favori, ma sotto questo profilo nulla di nuovo, succede ovunque. Un paese che è cresciuto, comunque, tra tanti sacrifici.
Ma Porticello è anche altro, e non da ora. Qualche anno fa il Consiglio Comunale di Santa Flavia (di cui Porticello è frazione) fu sciolto per infiltrazioni mafiose, nel DPR del 30 settembre 1991 alcuni nomi sono esposti, altri mancano. Esattamente come Bagheria, che invece è una delle capitali acclamate del fenomeno mafioso - tanto per citare. Naturalmente la comparazione non regge, la sproporzione enorme, ma certamente ogni porticellese in cuor suo sa che il paese non è candido.
La sensazione è di vedere il bambino beccato con le mani nella marmellata.
Giorgio D'Amato
Giorgio D'Amato