Sotto gli alberi non ci vede nessuno. Si va e si viene tutti insieme, in questo angolo verde paradisiaco. E meno male che voi 'sto quatro non lo potete vedere, perché vi uscirebbero gli occhi di fuori. Ci sono una maniata di gente tutta a nura, o quasi e sdivacati a terra, non tutti. L'uno si corica sopra l'altro, l'altro si butta per terra e copula ora con l'uno e ora con l'altro, insomma si uniscono gli uni agli altri. Che più maniaci non si potrebbe!
martedì 30 giugno 2015
lunedì 29 giugno 2015
L'arte spiegata ai non vedenti: L'atelier
Il quadro intitolato L'Atelier, ma che noi avremmo intitolato La Trinità se non fosse che già ci hanno pensato, voi non lo potete vedere ( abbiamo sperato in un miracolo!) Vi diciamo subito che Renato è uno e trino: tre per uno o tre al prezzo di uno che tutti si spingono al supermercato quando ci sono certe offerte! Tre in uno: forte, sgrassante, brillante: la forza nel pennello, tratto deciso, nel levare le macchie accidentali e nel donare brillantezza ai colori dei suoi quatri, meglio del Dash!
giovedì 25 giugno 2015
Nitsch - macelleria catartica
In questi giorni fa molto discutere la scelta del Comune di Palermo di patrocinare la mostra di quest’artista dal nome che riecheggia il più celebre Nietsche. A differenza del suo quasi-omonimo, oltre a mancargli un paio di e, sembra che a quest’uomo manchi anche qualche rotella. E sì, perché definire artistici i suoi rituali macabri è quasi una follia. E dire che l’uomo, il cui aspetto da vecchietto bonario ricorda vagamente babbo natale, è solo la punta di diamante di una corrente artistica che in Austria dilaga: l’azionismo viennese. Wikipedia ci informa che il movimento in questione “si caratterizza per un uso insistente di immagini e tematiche di matrice psicologistica, sado-masochistica e autolesionistica, ispirate da un diffuso atteggiamento dissacrante, a tratti profanatorio, nei confronti dei simboli religiosi, delle funzioni del corpo e delle pratiche sessuali”. Secondo Nitsch e compari, è arte, ad esempio, crocifiggere un volontario seminudo e bendato e spalmarlo di vernice rossa mista a sangue di animali squartati all’uopo, con la partecipazione degli astanti, che da spettatori diventano parte attiva per la riuscita dell’opera d’arte in un delirio orgiastico e truculento in cui si oltraggiano persone e animali. Se l’oltraggio alle persone, però, è psicologico, quello a danno degli animali è anche fisico: a differenza degli umani, gli animali vengono uccisi, sviscerati, le loro interiora calpestate e fatte a pezzi. Certo, offendere la carcassa di un maiale è un conto, chissà che effetto farebbe se le stesse efferatezze fossero compiute su un cadavere umano. Comunque sia, tutto questo in nome di cosa? Della catarsi! Chi interviene a tali performance si purifica, secondo il genio Nitsch, attraverso l’orrore e toccando il limite del proprio lato oscuro. Forse noi siciliani siamo troppo provinciali a non comprendere l’estro, le associazioni animaliste sono folli a non tollerare la violenza sugli animali, ma se gli azionisti hanno ricevuto querele e ammende da ogni parte del mondo, un motivo deve pur esserci. Oltre a commettere svariate violazioni a danno degli animali, gli azionisti violano anche delle leggi internazionali, deridendo una confessione religiosa. Viene da chiedersi, fra l’altro, a che pro offendere una religione – in questo caso il cristianesimo – utilizzando uno strumento, la croce, che psicologicamente, anziché uscirne piegato, non può che rafforzarsi come simbolo nelle menti di chi assiste alle performance.
Più che artista, forse Nitsch dovrebbe definirsi maestro, guru, sacerdote… insomma, di artistico in lui c’è ben poco, non mi risulta che predecessori più illustri dell’austriaco, pittori, scultori e musicisti, si siano preoccupati dell’effetto psicologico della loro opera sull’utente finale né, tanto meno, delle loro prese di coscienza. Forse il signor Nitsch è un filantropo, vuole aiutare gli uomini a canalizzare la propria energia negativa, violenta, attraverso i rituali che propone, per evitare che la stessa schizzi fuori, senza controllo, nei momenti più disparati e inopportuni. Chissà che gli intervenuti alle sue performance, non siano degli illuminati. Proprio come lui. Poco importa che gli animali vengano oltraggiati. Il loro sacrificio non sarà vano, perché avrà fatto registrare un crollo di violenza contro gli esseri umani. Allora viva le macellerie! Sì, gente. L’animalicidio terapeutico salverà il mondo.
mercoledì 24 giugno 2015
Il calcio spiegato ai cavalli
Mangiava
la sua dose di fieno e paglia, in tutta tranquillità, il cavallo che mio marito
mantiene e cura da quando era un puledro, ma il cane gli gironzolava attorno
provocatorio, fra lui e il cane non c'è un buon rapporto, ed è così che hanno
inizio le partite fra i due, con l'aggiunta degli animali del cortile: il
cavallo sferra un calcio, con la zampa posteriore, lui guaisce e inizia una
corsa impazzita attorno al cortile, guaisce e corre, il cavallo lo guarda
soddisfatto, pensando: così impari a non disturbare! nel suo girare investe il gatto che stava stravaccato sotto il sole, prende
la rincorsa e avanza contro l'avversario che lo aveva provocato, deciso a
fargli passare la voglia di disturbare un gatto che si rilassa al sole, s'ingrifa
tutto e gli salta addosso; il cane trova un escamotage, si raggomitola tutto e, con uno scatto a mò di
palla ( l' aveva visto fare ai bambini che giocavano), salta lontano ma finisce tra i piedi di un puledrino, che
entra in gioco scalciando a sua volta, per togliersi dai piedi quella palla
sgradita e inaspettata. Lucertole e uccelli di passaggio si godevano quella
insolita partita fra animali da cortile
lanciano gridolini di incitamento, alcuni si soffermano in aria , altri
atterrano sui rami di un albero scheletrico, i più temerari entrano nel quadrato
di gioco e avanzano... IL cane che più di tutti era stato danneggiato, guaendo
lanciava maledizioni a tutti gli animali che se la stavano godendo tipo"
figli di cagne rognose", asini e, teste di muli traditori
Il cavallo si gode lo spettacolo e nitrisce contento di avere inventato un gioco nuovo.
Il cavallo si gode lo spettacolo e nitrisce contento di avere inventato un gioco nuovo.
Pina Tomasello
Il calcio rispiegato ai pesci
Nei paesi di mare, il giappone la sicilia il marocco,
lungo tutte le coste conosciute e sconosciute, i giochi si fanno soprattutto con
l’acqua. I gavettoni, i tuffi dallo scoglio, le gare di nuoto e a chi sta più
tempo senza respirare.
Il gioco del calcio è conosciuto ma poco praticato,
quando c’è l’alta marea il pallone galleggia, le onde se lo portano di qua e di
là, non è facile controllare l’azione.
Questo non vuol dire che il calcio non sia seguito,
anzi, sotto sotto ci sono molti che guadagnano anche qualcosa, con le scommesse
in base al numero di reti, alla larghezza delle maglie, allo strascico che si
usa fare a ogni segnata di goal, c’è chi spruzza chi guizza chi fa gestacci verso i
tifosi avversari, rischiando di farsi tirare una padellata di olio bollente.
lunedì 22 giugno 2015
Tornatore nell'arte di Caterina Guttuso
E’ una location inusuale quella dove si inaugura la mostra pittorica di Caterina Guttuso, pittrice bagherese, Villa Cattolica, siamo tra il museo Guttuso, cuore pulsante delle opere del maestro e la sezione dedicata al museo dell’affiche cinematografico, una sala dove trovano allocazione delle magnifiche sculture, il caso, una coincidenza felice per la quale fare un ulteriore plauso all’Assessore alla cultura Rosanna Balistreri? Si rivelerà il luogo giusto, magico.
Siamo tra pittura e cinema, l’obiettivo cercato caparbiamente dalla autrice è infallibilmente centrato. Nasce da una idea originale infatti della Guttuso, l’omaggio che ella stessa rende all’arte cinematografica di Peppuccio Tornatore, dieci quadri per altrettanti film in un excursus temporale per raccontare l’emozione, le impressioni suggerite e tramutate in pennellate nette e incisive, ma la Guttuso va oltre affidando ad Apertura a Strappo la narrazione delle suggestioni prodotte dai film e in ultimo dai suoi dipinti. Può un dipinto contenere una storia intera? Noi vi diciamo di si, ce lo hanno detto i tantissimi visitatori presenti all’evento, inchiodati dalle immagini, dai suoni, dalle parole, molti sono rimasti in piedi, sono rimasti. Abbiamo assistito alla coniugazione perfetta di eccellenze della nostra tradizione, arte, narrazione, cibi e vini.
Da sottofondo alle letture le colonne sonore originali dei film di Ennio Morricone, intervallate dalla voce di Patrizia Schiera, bravissima interprete palermitana, accompagnata soltanto dalla chitarra di Riccardo Corale.
Chi ha creduto nel progetto (tenuto segretissimo fino all’ultimo dall’autrice) non è rimasto deluso, il Rotary, la Casa Vinicola Duca di Salaparuta, il Bar Ester.
Un paese cambia attraverso l’arte, si rinnova, riacquista fiducia in se stesso grazie a coloro che operano incessantemente sul territorio e poco importano le difficoltà che si incontrano, i muri di gomma, o le balate che nessuno vuol scoperchiare.
Dice Tornatore in una sua intervista…” Quello che a me sempre ha colpito è che, secondo me, l’isola, l’essere nati in un’isola ha accentuato la vena sognatrice dei siciliani. L’essere costretti ad immaginarsi che cosa ci sia dall’altra parte dell’orizzonte ha accentuato molto questa vena visionaria…” Ecco questa vena visionaria che appartiene in misura diversa a chi si esprime attraverso l’arte, noi a quella non intendiamo rinunciare.
Adele Musso
domenica 21 giugno 2015
Letti per tutti: Il passo del gambero
Sandro
Camilleri
IL PASSO DEL GAMBERO
pagine
222, retrobrossura
Stordito editore, 2015.
L’ultima
fatica letteraria di Sandro Camilleri (prolifico cugino di Andrea, prolifico
scrittore di libri) parte da un presupposto innegabile, un’opera dell’ingegno
umano rimane tale, da qualunque lato si osservi. Questo il motivo, credo, per
cui il libro in questione inizia dall’ultima pagina e si sviluppa a ritroso in
senso contrario alla lettura occidentale convenzionale. Un manga italo-giapponese
senza disegni la cui lettura risulta faticosissima, una soluzione editoriale
coraggiosa frutto della vena vulcanica dell’editore Stordito (Pietro Stordito,
figlio nipote e pronipote di una stirpe di tipografi, ghiotto di cozze pelose
tarantine e raffinato conoscitore del ricamo al tombolo).
Anche
l’ispettore Montalcino si trova in disaccordo sulla scelta, l’ideale sarebbe
riscrivere il libro invertendo l’ordine delle pagine, riportare l’incipit al
suo posto e il finale alla fine, ma il suo appello è rimasto inascoltato: ci
tocca leggere al contrario se non vogliamo correre il rischio di conoscere la
fine della storia, e sappiamo in un libro giallo quanto questo sia da evitare.
Come
se non bastasse, per complicare le cose, Camilleri (sempre Sandro) converte
l’assassino in vittima e viceversa. Contro ogni logica di costruzione, la
prostituta nigeriana che doveva impersonare il cadavere rinvenuto in un fossato
ai margini della strada provinciale (di quale provincia si tratti non è
specificato), anziché imputridire all’aria aperta sotto lo sguardo curioso
delle nutrie, si ritrova a essere il camionista ubriaco che l’aveva caricata
una mezzora prima e, dopo avere compiuto le sue porcherie, l’ha strangolata con
la cintura e buttata giù dal mezzo in corsa.
giovedì 18 giugno 2015
Oscenità soluntine
Cosa è un festival?
Io non lo so.
Se penso a Sanremo, ci sono cantanti che presentano canzoni inedite.
Se penso ai Festival del libro, ci sono scrittori che presentano le loro nuove uscite.
Se penso al Festival della porchetta, c'è la porchetta.
Ma al Soluntum Art Festival cosa c'è?
Sbirciando il programma vedo:
1. Cover di canzoni napoletane antiche
2. Cover di musiche da film
3. Varie ed eventuali
4. Guardate di stelle.
Il tutto per valorizzare Solunto culturalmente.
Io mi sento culturalmente offeso.
Al di là del luogo prescelto, non ci sono germi di novità, nemmeno tarli per creare una consapevolezza nuova in una comunità che vive in un paese fuori da ogni circuito (la domenica non passeggia più nessuno, quattro gatti e io).
La cultura dovrebbero portare alla formazione di cittadini attivi.
Maruzzella Maruzzè servirà a questo scopo?
Giorgio D'Amato
mercoledì 17 giugno 2015
Maruzzella a bocconcini
Il suo nome trae origine da una generosa e ubertosa signora, usa a passeggiare, dopo le ore crepuscolari, lungo i bordi di un marciapiedi - sempre lo stesso -, vicino ad un falò il cui scopo era quello di illuminare e riscaldare.
martedì 16 giugno 2015
Il calcio spiegato ai pesci
Premesso che quando il pesce
palla seppe che pigliavano a calci suo
cugino il pallone, da allora non si vede più in giro.
Il calcio è praticato dai pesci,
che si sappia. Famosa la partita Real Murene-Atletico Pesce spada, che fu
interrotta dopo cinque minuti perché tutti i palloni erano stati infilzati. Il
pubblico era arrabbiatissimo, le forze dell’ordine spruzzarono olio limone e
origano sui tifosi, furono minacciate fritture e zuppe. Solo dopo mezz’ora di
tafferugli lo stadio fu sgombro.
Il pesce che, in assoluto, è meno
portato per giocare al pallone è il tonno in quanto tonno è lui e tonni ha pure
i piedi. Sa sparare solo puntazze.
La vera difficoltà dei pesci è trovare un campo, di solito troppi ricci tra le alghette, e quando
un pesce giocatore cade e ne incoccia una, si rovina tutte le squame e inizia a boccheggiare male parole a raffica, tipo
figlio di sarda, tua madre è scorfana, tuo padre è grongo, tua sorella è
triglia di fondo, tutta la tua generazione siete alacce fituse.
Anche tra i pesci si registra
violenza negli stadi: si ricorda l’incontro amichevole tra Juve Delfini contro
Inter Squali che finì drammaticamente con una mangiata di giocatori. Dopo
quindici minuti gli squali erano distesi a fondo campo a chiedere un digestivo
a base di alghe, l’amaro Cernia.
E che dire del campionato
interoceanico che si tiene ogni quattro anni nel golfo persico? Lo trasmettono
solo a Rete quattro.
Non mancano allo stadio certe
pescioline che vanno alle partite per altri scopi: queste sono le Occhiate. E
di solito fanno centro, su tutti i giornali di gossip, tipo Novellame 2000, si
vedono pescione con le code lunghe e le branchie scoperte che vanno a brucare
posidonie in compagnia di famosi
triglioni arancionissimi.
I grandi assenti dalle partite
sono i gamberetti, elegantissimi loro vanno solo ai cocktail in compagnia della
salsa rosa.
Giorgio D'Amato
L'arte spiegata ai non vedenti: La donna in rosso - sez. Museo Guttuso
Quando mi hai regalato questo cappello ero accusì felice! Desideravo portarlo a passeggio per le vie della città, io tu e il cappello. Ma tu mi hai detto adesso siediti, e mi hai dipinta, in cucina e con tutto il cappello!
E io che avrei dovuto fare? Rossa dalla vergogna mi sono messa in posa. Che bel primo piano mi hai fatto!
lunedì 15 giugno 2015
L'arte spiegata ai non vedenti: 'A Nike ru Spiruni
Ma dico io, sono tutte alletterate
‘ste guide e poi si sbagliano per una fesseria di questa? Non lo sanno come si
parla? Naich si dice e no Nike, lo sanno tutti che è una parola inglisa!
Gnurantuni…. Che poi tutta sta bellezza a sta statua non ce la vedo, ah scusate
voi non la vedete proprio, un attimo che ve la descrivo.
venerdì 12 giugno 2015
Letti per tutti: La dattilografa ceca
Sandro Camilleri
LA
DATTILOGRAFA CECA
pagine 213, brossura braille
Stordito editore, 2015.
L’ultima fatica di Camilleri
(Sandro, che sarebbe un cugino di Andrea, non sappiamo se si conoscono, di
certo sappiamo che sono omonimi), cosa dire di un libro che si è appena finito
di leggere, dovendo scriverne una recensione frettolosa che non sarà mai quella
giusta, perché ci vuole tempo per ponderare maturare riflettere cercare
riscontri rimandi citazioni da citare. Per fortuna non è il nostro caso.
Il libro in questione lo
abbiamo trovato scritto con un linguaggio diverso dai precedenti, a tratti
incomprensibile, parole smozzicate là dove ci aspettiamo virtuosismi, esse al
posto delle zeta, bi al posto delle pi. Non siamo riusciti a comprendere il
motivo di tanta sciatteria linguistica – eppure siamo esperti dei libri di
Camilleri (però Sandro), li abbiamo sempre trovati se non buoni almeno
insoliti – ma questa volta l’autore sembra aver dimenticato le più elementari
regole della scrittura e della grammatica.
Ci viene in aiuto il titolo,
che l’editore Stordito ha applicato sulla copertina con un autoadesivo, dopo
aver finito di stampare le diecimila copie, per un errore di
comunicazione tra Camilleri (il Sandro autore) e il reparto grafico Stordito.
Diecimila copie potrebbero apparire un numero esorbitante - pare ci sia
stato un equivoco tra la segreteria dell’editore e lo stampatore - ma ormai il
danno è fatto, tra parenti e amici le copie si riusciranno a piazzare, anche
gratis se è il caso.
mercoledì 10 giugno 2015
Expo 2015
Che Milano potesse stupirmi con i suoi effetti speciali, era già in conto. ma ritrovarmi col naso pieno di profumo di gelsomino, credetemi, è stato veramente troppo. I balconi li ho visti grondare di gerani, le aiuole risplendere di violette e margherite, tanto che transitare per le strade della metropoli italiana è stato lo stesso che passeggiare sulle Madonie in piena fioritura... Dico io, ma giusto è?
Che niente-niente, inquinato il mare, ci restava tanticchia di ciavuru e, invece, pure questo si lu futtiu Milanu?
Fortuna mia, consolazione mi venne dai pomodori.
Sì, dai pomodori.
Con la scusa dell'Expo non potete nemmeno immaginare quanti supermercati abbiano aperto. Beh! supermercati, in realtà si tratta di location di alto profilo arredati con alberi d'ulivo sospesi, con cibo sconosciuto in bella mostra e cassette di ortaggi e frutta che manco Guttuso avrebbe potuto pitturare meglio.
Il calcio spiegato all’idraulico rumeno
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lunedì 8 giugno 2015
L'ideologia di sinistra di Flavia Vento
La Flavia Vento, indimenticata e ridente starlette sottotavolata presso il programma televisivo di successo Libero, presentato da Teo Mammucari.
La ritroviamo nel sequel della terza serie di repliche rivedute della sit-com “d’amor di vento matta, tutto minuscolo”, una serie che ha riscosso notevoli successi tra la popolazione degli acari della polvere insediati in pianta stabile nelle cuciture delle poltrone.
Alcuni si ostinano a ritenere che si tratti soltanto di uno scherzo telefonico perfettamente riuscito, che si protrae ormai da anni, in cui la Vento è incappata confusamente e dal quale nessuno riesce a tirarla fuori.
Gira voce che sull’isola dei famosi le abbiano lasciato credere di esserci stata, invece era il solito Teo che l’ha fatta incartare mentre vagava in un centro commerciale alla ricerca di una crema emolliente al latte di cocco.
Secondo i critici velenosi, l’avvento della Vento nei palinsesti televisivi italiani è da attribuirsi esclusivamente alla sua avvenenza fisica, trattandosi di ragazza molto meno avvenente dal punto di vista cerebrale. È una questione di gusti, conosco diverse decine di persone disposte a preferirla su due piedi a qualsiasi scienziata premionobel che si faccia avanti.
La sit-com “d’amor di vento matta, tutto minuscolo” dimostra come la nostra confusa Flavia Vento, pur essendo completamente scomparsa dalle scene, continui a rimanere in qualche modo presente, anche se in una serie televisiva per acari pantofolai e il cui titolo è uno stupido gioco di parole sul cognome della protagonista.
Il problema della sinistra ha cominciato a farsi strada nella mente poco spaziosa della Flavia Vento quando ha notato che, al supermercato, la fila di sinistra era sempre quella meno lunga, poi al momento di pagare il conto ha scoperto che era meglio tornare nella fila più lunga, che era quella di destra, così la ragazza, non per colpa sua, ha sviluppato una spiccata propensione per la confusione destrosinistroide, e scambia in continuazione la sinistra con la destra.
Durante una delle sue frequenti passeggiate tra le aiuole del parco la Vento si è avvicinata al mondo della botanica dichiarando inizialmente la propria simpatia per la margherita, a favore della quale pronuncia il famoso discorso M’ama Non m’ama.
Il testo viene riportato da numerosi siti internet ed è facilmente rintracciabile su google scrivendo “margherita al vento, tutto minuscolo”, il discorso ha l'aria di essere completamente improvvisato e in realtà lo è, ma ciò che veramente la disturba sono le risate del pubblico, gente sinistra che non capisce le sue battute.
Scopre così che la botanica non è il suo forte e si dedica proficuamente alla politica, si rivela un’anima candida e si candida alle elezioni sostenendo la presidenza di Francesco Storace.
In seguito a questo disturbo destrosinistrodestroide non riesce più a esprimersi con chiarezza, non ricorda mai con quale mano si tiene la forchetta, calcia il pallone con i due piedi contemporaneamente. Se dice una cosa, anche una cosa molto intelligente e pacata e coscienziosa, realistica e documentata, nessuno la comprende, anzi le danno addosso, brutti antipatici prevenuti, senza darle nemmeno il tempo di spiegare.
La distanza incolmabile che si è venuta a creare tra la Flavia Vento e se stessa, pone la questione della decadenza. I sintomi. La starlette, ignorata dallo star-system, inizia a vaneggiare, scrive componimenti poetici di rara bizzarria, addirittura si ritrova a declamarne alcuni in pubblico, provocando la fuoriuscita di tutti i poeti defunti dalle proprie tombe. Ancora oggi, dopo molti mesi, risultano dispersi Petrarca e Leopardi.
Questo volevo dire, grazie.
Raimondo Quagliana
L'Arte spiegata ai non vedenti: Lo spogliarello
In questo quatro Botero si è sbilanciato assai! Non ci sono santi, cristi né re, ma opulenza, passione, tanta tanta carne. La camera da letto lo ha chiamato, - io ci ho canciato nome - che è evidente che la tizia raffigurata abbia una preferenza maggiore per la stanza da pranzo. Dipinta seduta a tavola non avrebbe trasmesso lo stesso tipo di sex appeal.
venerdì 5 giugno 2015
Apertura a Strappo alla marina di libri
Appuntamento questa sera alla galleria d'arte moderna di Palermo per L'arte spiegata ai non vedenti, reading umoristico.
Sul palco si alterneranno quadri viventi, maestri di calcio, cantanti di mestiere e cantanti improvvisati, poeti, statue, pittrici, cadaveri in putrefazione, torturatori di pop star e cuori neri.
Appuntamento alle ore 21,00, Cortile Bonet
giovedì 4 giugno 2015
L'arte spiegata ai non vedenti: Le sfasulate
Nella grande sala, dove ci sono le fimmine di Guttuso che vanno e vengono, in tutta quella confusione, ci sono due ragazze, una a destra e una a sinistra, niente a che spartire con le scollacciate donne guttusiane, queste sembrano due gatte morte.
mercoledì 3 giugno 2015
L'arte spiegata ai non vedenti: Mio suocero
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