giovedì 30 aprile 2015

Arance rosso sangue, una recensione di Serena Giattina



Due coppie dal background culturale diverso, opposto. La prima, composta dal dandy esteta decadente Cyril, protagonista e voce narrante del romanzo, e la moglie Fiona, una donna libera, esuberante, che sembra avere la necessità fisica di manifestare l’amore carnale e spirituale che la pervade – la promiscuità di entrambi è sottoposta ad argomentazioni metafisiche - la seconda, composta da Hugh, un uomo ombroso, il cui moncherino stuzzica la fantasia erotica e romantica di Cyril e Fiona (“inginocchiato accanto a Hugh, grosso ma al tempo stesso dotato di un’eccellente salute che ero incapace di condividere con lui”) e Catherine, moglie e madre per antonomasia dietro la cui maschera Cyril intravede una forte carica sensuale inespressa. 
È un incidente a far incontrare i quattro personaggi, ad attrarli verso un percorso condiviso che procede nello scorrere lento di una narrazione ricca di metafore e digressioni estetiche che riflettono l’atteggiamento e la visione sognante di Cyril. Hawkes sembra divertirsi nel fare sfoggio di una dialettica altisonante, ma il linguaggio adoperato dall’autore si confà alla voce narrante, che è appunto quella del dandy. 
Ecco perché non ci si può accostare a questo romanzo col preconcetto di trovare una lettura scorrevole: l’autore invita il lettore a calarsi nella mente del narratore usando il suo linguaggio, per fargli comprendere quel punto di vista senza descrizioni didascaliche.
La storia si snocciola senza colpi di scena, spostandosi avanti e indietro tra il momento della narrazione, quando il clou della vicenda è già avvenuto, e i precedenti che hanno portato al compiersi dell’azione. Immersi in un paesaggio mediterraneo quasi bucolico, dove si riescono a sentire gli odori del mare e della natura, a percepire sulla pelle la brezza marina e il tepore del sole estivo, che lambisce i corpi nudi dei protagonisti della sua luce “insanguinata”. Quest’immagine, insieme al titolo, dà un indizio dell’epilogo tragico. Il gusto sensuale, nostalgico e pregno di impressioni intuite da Cyril, subirà una deviazione sul finire del libro, quando si avrà prova delle conseguenze reali causate dalla rottura nella routine cui ciascuno è abituato. Nel momento in cui si agisce seguendo l’istinto anziché le convenzioni dettate dalla ragione, gli equilibri saltano e giunge il momento di scegliere il proprio futuro. La crisi è forte, come mostra la catatonia in cui cade Catherine, Fiona abbandona il suo personaggio per seguire l’istinto materno che finora soggiaceva al suo estro e canalizza quell’amore incontrollabile, eccessivo che l’aveva sempre caratterizzata. Ritornare al sicuro delle etichette autoimposte o vivere sinceramente?

Serena Giattina

martedì 28 aprile 2015

L'europarlamentare: pernacchie, petecchie, fetecchie

Cara Europarlamentare,
oggi è un giorno speciale. Ho rivisto per l'ennesima volta il film I due marescialli.
A parte l'ambientazione storica, la scenografia e la maestrìa di tutti i componenti il cast, comprese comparse, quello che ancora oggi mi incuriosisce è la differenziazione della pernacchia che, come dice Totò, se ti riesce proprio male " è una fetecchia"
Esse, a suo dire, sono
Acute
Roboanti
Lunghe
Corte 
Medie
Allora ho pensato: ma se invece di attaccare le coste di sbarco con mezzi militari, navali, aerei, caricassimo tanti droni con gas naturali?  Gli esperti potrebbero reperire il materiale con tanta facilità e senza alcun costo da sostituirlo ad ogni altro letale e persino al metano da riscaldamento.
Pensa: il risveglio di tante migliaia di  umani aderenti per scelta del governo nazionale alla UE , alla NATO o a qualsiasi altra combinazione geopolitica, dopo la grattatina salutare, è accompagnato  da una roboante pernacchia.
Ma si parla solo di uomini. E le donne?
Dopo che lui ha trovato le pantofole, sbadigliato e grattato, si è diretto al vano doccia dove, prima di entrare si è manifestato ancora una volta.
Quindi lei, la gattina finalmente sola, emette un sibilo  acuto di petecchia, poi si ripete. Quando lui ritorna rasato, con l'asciugamano attorno ai fianchi e  il ventre appiattito, la trova a sollevare energicamente le lenzuola: per far prendere aria al letto.
Quindi ho cominciato a fare delle indagini  e, come fanno le agenzie di statistica, ti do i dati precisi, tralasciando quelli già illustrati e naturalmente i nomi degli osservati, anzi annusati.
Il 100% degli uomini e delle donne libera il suo gas in ascensore o per le scale con un'emissione totale di gas superiore a quello dell'eruzione dell'Etna o di qualsiasi altro vulcano. Queste pernacchie appartengono alla categoria "acute e sibilanti o medio-corte.
Un altro 100% lo fa in autobus, taxi, metro, bicicletta e, comunque, su ogni mezzo di trasporto. Anche in aereo, dove si crede che il vicino non percepisca odori. Alle volte, ma raramente sono roboanti, più spesso corte e medie.
Le lunghe e acute sono destinate per lo più alle sale riunioni, teatri  e  comunque a locali riservati. Si manifestano con ondeggiamenti sulle poltroncine - anche per questo dato si ha  il 100% .
Inoltre un'attenta osservazione ha evidenziato la presenza di condizionatori destinati non al rinfrescamento ma al congelamento degli odori, altrimenti non si spiegherebbero temperature bassissime.
Le aziende ospedaliere potrebbero fornire tante cannule riutilizzabili per ogni nucleo familiare, un contenitore ermetico di raccolta gas. L'unico sacrificio sarebbe non disperdere il materiale emesso in ambiente estraneo.
Come avrai intuito, sono una storica. Nel corso dei miei lunghi anni di studio e ricerca ho annusato migliaia di casi: alcuni, da aeriformi, sono maturati in  sostanze organiche da compostaggio. Ora vorrei pubblicare la mia ricerca e trovare qualche Comune disposto ad attuare la mia sperimentazione. Sai consigliarmi?
Vista la difficoltà del tema, mi firmo con uno pseudonimo: Aria fresca

Mia cara,
mai argomento è stato più realistico sia pur maleodorante.
L'indagine svolta suppongo ti abbia creato qualche difficoltà ma apprezzo il coraggio e la tenacia.
L'analisi è accurata e precisa. Ognuno di noi si può ritrovare in una immagine descritta in modo sobrio ma acuto.
Qualche scrittore dell'età classica ha affrontato l'argomento (Dante,Inferno:....e col cul fè trombetta....), altri latini o greci hanno suggerito l'idea, ma tu sei la prima ad aver radiografato l'evento.
Come case editrici so che nel passato pubblicavano testi con  argomenti  impegnativi la Scottex e la Tenderly, ma non so darti certezze. Faro' una ricerca ed eventualmente ti contatto. Per la sperimentazione devi necessariamente contattare il Ministero della Salute o l'OMS.
L'extraparlamentare

lunedì 27 aprile 2015

Letti per tutti: La legge d'instabilità


Sandro Camilleri, LA LEGGE D’INSTABILITÀ

pagine 231, brossura antisismica, 
Stordito editore, 2015.





L’ultima fatica di Sandro Camilleri (scrittore cugino di Andrea, ma non per questo degno di attenzione, n.d.a.) in cui l’autore costruisce una trama esile sorretta da una struttura leggera che poggia sul terreno incoerente franoso e contraddittorio della narrativa poliziesca d’evasione, con particolare cura per l’aspetto gastronomico.

Quando la sveglia ha svegliato l’ispettore Montalcino a pagina cinquantadue, si sono lette già pagine su pagine di scivoloni, macchie di sugo, schizzi d’olio e di sangue, più un pericoloso cuoco cannibale asserragliato nella cucina del ristorante italo-indiano Beemboo Grasshawtchioo, ma nessuno ha avvertito l’ispettore.

Camilleri (Sandro, il cugino) imbocca la porta del ristorante e si trova a scansare i cocci di un vassoio appena distrutto dal cameriere indo-italiano maldestro (Sai-Mario, si chiama il cameriere), poi dribbla un paio di sedie fuori posto e inciampa sul cadavere dell’ultima vittima, una escort fiorentina, con patate al forno.

L'arte spiegata ai non vedenti: Un ramo non fa Primavera



In questo quatro Van Gogh, volle rappresentare la Primavera.

Quel ramo del lago di Como... questo incipit  lo colpì assai, così decise di disegnarne uno. Un ramo di mandorlo in fiore tutto colorato. Sullo  spondo azzurro spiccano i fiorellini rosa nichi nichi che stanno sul tronco ramificato. Una visione della primavera schitta schitta, molto povera direi. Diciamo che c'è poco da vedere, quasi nulla e questo potrebbe fare al caso vostro.

venerdì 24 aprile 2015

L'arte spiegata ai non vedenti: La matta del tonno, di Renato Guttuso



In questo quatro di Guttuso, non vi fate illusioni, ci sono storie di sesso, parliamoci chiaro. Qua non c’è un cavolo da fare, mica possiamo stare a guardare i comignoli che fumano o i vulcani che si incacchiano!  La noia ci uccide mentre stiamo a contare pesci e sardine, a noi piacciono i tonni e i pesce spada, e belli grossi per giunta. 

mercoledì 22 aprile 2015

AaS alla Festa di Primavera



A Parco Uditore ci siamo anche noi.
Arriviamo senza intoppi, scarichiamo: libri, stoffe, leggio, gazebo, tavolo. Dov'è il tavolo? Il tavolo non c'è, in compenso abbiamo i cartoni delle banane. In questo modo priveremo Scillato di importanti derrate alimentari che prima della caduta del pilone provenivano dalla ormai lontana Caltavuturo, ma è un'emergenza, ed ecco il nostro tavolino: banane protette, a copertura una busta di nylon. E sopra l'immancabile bandiera curda - ci siamo conzati:  

martedì 21 aprile 2015

Io non sono il migrante





Io non sono il migrante, non sono l'annegato a pancia in su che galleggia nel Canale di Sicilia o al largo delle coste della Libia nel vecchio mar Mediterraneo, né la madre, né la sorella dalla pelle scura, non sono nemmeno la bambina che è rimasta incastrata dentro un ventre rinsecchito e non è nata.
Io non salgo su barconi dove gli esseri umani sono stipati sino all'inverosimile e dividono la paura e la speranza, la masticano con gli stessi denti. La tua o la mia morte. E non sono neppure lo scafista, la guida verso una terra che non può promettere niente a nessuno, neanche a me, pensa un po'!

domenica 19 aprile 2015

AAS a Scillato




 Ore diciassette, si parte: direzione Scillato, uno dei  comuni che è rimasto raggiungibile dacché la Sicilia si è spaccata in due dopo la caduta del famigerato pilone. Il comune ci ospita, si presenta la raccolta di racconti Mondo Ridens del nostro Raimondo Quagliana. L’atmosfera in viaggio è rilassata, finché qualcuno dice: e se casca un altro pilone? Gli uomini in auto si toccano. No, non lasciate il volante che ci stanno aspettando!

venerdì 17 aprile 2015

A Scillato per Mondoridens - sequel

Scillatesi, stiamo arrivando.
Abbiamo comprato 250kg di banane al costo di Euro 1.10. Considerato le spese di trasporto, raddoppiate dopo i recenti disastri (anche se il pilone non ci riguarda direttamente), il prezzo di vendita sarà di Euro 2.40 al kg. Solo alla madre dell'autore dei racconti di Mondoridens, gentile signora Quagliana, faremo un prezzo di favore (mai sotto i due euro).
I manderini che ci hanno offerto erano stopposi, speriamo in un carico di marzuddi, molto succosi e profumati. A malecose niente. Che tanto a Scillato c'è la sagra dell'arancia, casomai mai mangiano quelle.
Nessuna novità sul piano musicale, la cantante Patrizia Schiera conferma la sua impossibilità a cantare - ma allora che ci viene a fare? beh, farebbe di tutto pur di esserci, così ribadisce.
Sembra invece voler essere presente a tutti i costi l'autore Raimondo Quagliana; gli era stata prospettata la possibilità di intervenire attraverso l'operato di una buona medium in trance, ma lui vuole apparire, gli invasamenti non li gradisce.
Ribadiamo che la presentazione avverrà al parco urbano, entrata via Giolitti, sabato 18 aprile alle 18.00
GD
MondoRidens

giovedì 16 aprile 2015

Tutti a Scillato per Mondoridens

Rassicuriamoci tutti: il pilone gelatinoso non ci riguarda, noi - partendo da Palermo - usciamo prima.
Ma non che la situazione di blocco non abbia creato problemi, infatti - ci è giunta notizia - da qualche giorno le banane e i mandarini del fruttivendolo (che abita a Caltavulturo) non giungono nella tavola della madre dell'autore Raimondo Quagliana. Gli ultimi disastri ci porteranno a fare scorte di frutta per i scillatesi (madre dell'autore compresa).
Insomma, la discesa di AAS su Scillato si profila più una missione umanitaria che una presentazione di libro.
Con il gruppo anche la cantante Patrizia Schiera che però non canterà a causa di un problema alla gola. Si spera nella possibilità di fare un playback.
Peccato.
GD

Per quanto non detto: Scillato, ore 18 del 18 aprile 2015 al Parco Urbano, entrata via Giolitti.
MondoRidens

mercoledì 15 aprile 2015

JE SUIS PILONE


Lupi a casa, ora alle infrastrutture abbiamo Graziano Delrio. Per rispetto suo Ciucci lascia la presidenza dell'Anas. Mi dimetterò promette, la solita tiritera mi dimetto/non mi dimetto, ci penserò e intanto qua nella mia isola crolla tutto. I ponti, le strade siciliane non si reggono più, cadono viadotti, piloni e i collegamenti finiscono a mare. Frane e deviazioni! Non esiste un viagra edile da mescolare a calce e tufo, che così i nostri ponti si mantengono belli rigidi e fermi?  

martedì 14 aprile 2015

Rosa Balistreri

Infame terra di gente infame e traditrice è la Sicilia che incarcerò l’innocente come ladra, e non perché avesse rubato di sua volontà, ma perché nei guai e pregna Rosa si venne a trovare.
La fame no che non la puoi fermare, non è fiamma di fuoco che gli butti di sopra un cato di acqua; il sonno ferma i debiti e le cambiali ma la fame morde le budella a strazzi: vuole un pezzo di pane, pure che è  duro.

lunedì 13 aprile 2015

AAS con gli editori allo scoperto in p.zza San Domenico





Piazza San Domenico, editori allo scoperto. Fare rete nell'editoria vuol dire collaborare, portare la propria individualità e unirla a quella di altre case editrici: Glifo Edizioni, Corrimano Edizioni, il Palindromo Edizioni, Edizioni Leima, Navarra Editore, Torri del Vento Edizioni, Urban Apnea Edizioni, Istituto Poligrafico Europeo, Mesogea, Spazio Cultura Edizioni, 21 Editore, Edizioni Caracol, Qanat Edizioni.

venerdì 10 aprile 2015

Il vangelo secondo Gesù Cristo (e Saramago)

“Uomini, perdonatelo, perché non sa quello che ha fatto”

Il 1991 vede l’uscita di questo romanzo. Ed è subito polemica, si grida alla blasfemia di Saramago. Quella dello scrittore portoghese è una scelta delicata: scrivere un romanzo che ha per protagonista il figlio del Dio cattolico da un punto di vista tutto umano e usando come fonti non solo i vangeli canonici, ma anche quelli apocrifi, non poteva che far piovere condanne da ogni dove. Ma andiamo per gradi. Il libro narra le vicende arcinote della vita di Cristo, ma non credo che l’argomento centrale sia quello che si può trovare sfogliando testi storici e saggi in merito. È un romanzo che usa e rimaneggia i personaggi biblici per dire altro.
La storia raccontata comincia prima della nascita del protagonista. Saramago ci fa calare nella Palestina del primo secolo, riesce a portare il lettore in un preciso periodo storico attraverso la descrizione puntuale dei luoghi, con i paesaggi rocciosi o desertici che richiamano all’interiorità dei personaggi; della società, scandita dai rituali religiosi cui sono fortissimamente ancorati gli uomini; del ruolo riservato alle donne, relegate ai margini degli scambi sociali- nelle carovane, il gruppo delle donne cammina più indietro rispetto agli uomini- e privati – ai pasti, la moglie serve il marito e aspetta che lui finisca di mangiare per poi sedersi e cibarsi a sua volta - e temute per la loro presunta familiarità col demonio (anche per costituzione fisiologica, la sessualità femminile è un mistero diabolico). Da subito sembra di stare in mezzo alle pagine del libro e di poter comprendere i meccanismi mentali di un’epoca tanto lontana dalla nostra nel tempo e nella logica. 

Il libro si apre sulla descrizione di un quadro, la crocifissione di Cristo. In poche pagine Saramago dà un assaggio di quello che sarà l’intero romanzo: non è uno storico dell’arte a illustrare le immagini, ma un uomo che vedendo i personaggi li descrive in base a ciò che gli rimandano i suoi occhi oltre alle sue conoscenze religiose – i santi si riconoscono dall’aureola; a cingere la testa di Cristo una corona di spine, “come ce l’hanno, senza saperlo, anche quando non sanguinano all’esterno del corpo, quegli uomini cui non è permesso di essere re di se stessi” -. I dubbi sulla veridicità di quanto sappiamo dai vangeli tradizionali, Saramago lo insinua subito: nel quadro, Maria Maddalena potrebbe essere la donna più scollata oppure quella bionda, visto che all’epoca si credeva che il biondo fosse indice di tentazione; il soldato che offre la mistura di acqua e aceto sarà biblicamente accusato di avere inferto l’ultimo sfregio a Gesù, quando il gesto avrebbe potuto essere pietoso, considerato che la mistura in questione è un ottimo rimedio per l’arsura. Questi sono solo pochi esempi che dovrebbero già indurre anche il lettore più irrigidito nella tradizione cattolica a porsi delle domande.

Per la cultura dell’epoca narrata, non è straordinario che Maria riceva la visita soprannaturale dell’angelo, che si presenta sotto le spoglie di un mendicante a comunicarle la nascita di Gesù. Il motivo per cui la donna ne resta turbata sembra piuttosto il dubbio che l’angelo le insinua per il fatto di avere indovinato il suo stato interessante a discapito di Giuseppe, che in quanto marito avrebbe dovuto capirlo da sé.
Il personaggio di Giuseppe non ha le virtù che gli si attribuiscono biblicamente: qui è un giovane falegname senza grande inclinazione e merito nel suo lavoro, che non gode di grande stima da parte degli altri uomini perché non è dotato nemmeno di acume, ingegno o dialettica. Un uomo qualunque, insomma. La sua paternità sarà maledetta da un incubo ricorrente, dovuto alla strage degli innocenti. Qui la vicenda della “sacra” famiglia s’intreccia con la storia del re Erode, altro personaggio superstizioso che decide le sorti del suo popolo in base a sogni, scaramanzie e rituali. “Le colpe dei padri ricadranno sui figli”ecco perché vedremo, più in là nella storia, l’incubo di Giuseppe tormentare anche Gesù, così come vedremo che a entrambi, forse per lo stesso motivo, Saramago dedica la stessa sorte: morire in croce, il primo per un errore umano, l’altro per un errore divino. Giuseppe aveva cominciato ad avere il suo incubo alla nascita di Gesù, per il senso di colpa di non avere impedito l’uccisione dei bambini di Betlemme, Gesù lo erediterà alla morte del padre.

 Dopo la morte di Giuseppe, un evento straziante per la donna che si ritrova a dover tirare su nove figli da sola e senza altro introito economico che non i pochi proventi dovuti alla cardatura della lana, Maria si vedrà abbandonare anche dal primogenito. Saramago ricontestualizza alcune frasi famose in certi passi biblici in altri periodi: non sulla croce, ma quando scopre la colpa di Giuseppe, Gesù grida al cielo “padre, padre mio, perché mi hai abbandonato?”.
Il sentimento di Gesù verso Maria è di odio e amore. Con i giudizi trancianti e assoluti propri dell’adolescenza, il ragazzino condanna la madre tanto quanto il padre per la morte dei bambini e decide di andarsene di casa e accompagnarsi a Pastore, che è l’angelo che aveva annunciato la sua nascita. Pastore inizia Gesù a una concezione della vita diversa dai dettami e dai dogmi appresi in sinagoga, gli insegna la compassione e gli insinua il germe del dubbio verso il credo in un dio vanaglorioso che Gesù conoscerà quattro anni più tardi. La scelta di sacrificare una pecora a Dio gli costerà l’abbandono del suo primo enigmatico maestro, del quale si ha il dubbio che sia un angelo o un diavolo.
L’immagine che emerge di Cristo, man mano che cresce, è quella di un uomo comune, sottomesso ai dettami religiosi del suo tempo, che un giorno incontra un dio che gli promette il potere e la gloria in cambio della sua vita – quest’ultima è un’imposizione, non c’è nessun arbitrio nell’uomo.
Così, il giovane si ritrova a compiere controvoglia dei miracoli che gli procurano un seguito di accoliti. Conoscerà l’amore con Maria, la reietta di Magdala, la prostituta più anziana di lui nella quale il ragazzo proietta l’amore materno, oltre a quello sensuale. Infine, immerso nelle nebbie del lago – deserto dell’anima di un uomo SOLO – sarà a colloquio con Dio. Gli sarà concessa la conoscenza degli eventi sanguinari che seguiranno alla sua morte, le guerre ideologiche, le persecuzioni e le torture con un elenco lunghissimo di uomini e donne che daranno la vita per appagare la sete di potere di un Dio volubile e cruento. Al dialogo sarà presente Pastore - finalmente si svela la sua identità - colui che, davvero compassionevole nei confronti dell’umanità, avrà l’ardire di tentare Dio per salvare gli uomini. È come se da lì in poi i ruoli di dio e del diavolo si capovolgessero, d’altronde, come aveva detto Pastore a Gesù durante l’apprendistato: “forse dovremmo (…) tagliare un re per vedere se c’è un altro re dentro la pancia, e bada che se incontrassimo il Diavolo e lui ci permettesse di aprirlo, forse avremmo la sorpresa di veder balzare fuori Dio.”


Alla tirata delle somme, si comprende bene che il fulcro del discorso saramaghiano non è eretico né blasfemo. Usare protagonisti biblici è un pretesto per suscitare la riflessione su Che cosa è giusto? Che cosa è sbagliato? Il GREGGE di cui facciamo parte ha capacità di discernimento? Siamo davvero liberi di costruire il nostro destino? Capovolgere quello in cui si crede per fede o per tradizione non può che essere un pungolo a cambiare prospettiva, a imparare a guardare ciò che si considera VERITÀ sotto una luce diversa, aprirsi a comprendere e a conoscere altro che non sia quello che già sappiamo. Le radici culturali ed emotive influenzano e si ripercuotono sul vissuto di ognuno, si può scegliere di tranciarle, ma la cicatrice che resta ce le ricorderà per sempre.

Serena Giattina 

giovedì 9 aprile 2015

Di pizzo non si parla mai abbastanza


BA 599 YI. Una targa qualsiasi. La targa di un auto abbastanza recente, una golf grigia, credo. Quelle nuove, che sono facili da guidare e te le compri pure di seconda mano ad un prezzo ragionevole. 
L’auto del mio assassino. 
Quattro lettere e tre numeri che mi hanno rovinato la vita. Hanno distrutto l’amore che mettevo nel mio lavoro, nella mia vita, rendendo gli ultimi giorni che mi rimanevano da vivere un vero inferno. Un’attesa interminabile che avrebbe portato quella macchina a posteggiare proprio nella stradina accanto il forno, ma prima passava davanti la vetrina, come avvertimento. 
Ogni sabato la stessa storia. 
Ogni settimana venivano ad avvertire, a prendersi il pane, i dolci, le pizzette per i figli, che andavano nella stessa scuola dei miei bambini. Spesso e volentieri pure senza pagare, perché comandano loro e quello che è mio è pure loro. 
Davanti agli altri clienti, che mi facevano cadere la faccia a terra. Poi alla fine del mese con l’attack nel catenaccio della saracinesca, con la chiave inglese in mano o con una pistola come minaccia che mi avrebbero tolto quello che mi rimaneva. Poi sempre più asfissianti, come se non fosse già abbastanza. 
Quello che guida la golf è sempre lo stesso, l’accompagnatore di solito cambia. A volte sono solo ragazzini, picciriddi. Possono avere l’età di mio figlio, sedici o diciassette anni. Questi a volte colpiscono più forte degli altri, perché si credono più forti, devono fare una buona impressione e lui li lascia fare. Poi devo spiegare ai clienti che mi sono fatto male mentre correvo,quando mia moglie non riesce a smettere di piangere. 
Un giorno mi fanno trovare la tanica di benzina sopra il bancone, dove c’era il registratore di cassa che adesso è in mille pezzi sulle mattonelle color sabbia, quelle belle che aveva scelto mio padre, quando lo gestiva lui il panificio. 
Un avvertimento. 
Se non paghi, puoi vendere cenere. Non pago. E allora la vetrina sfondata. Dopo che la riparo, l’insegna va “inspiegabilmente” a fuoco, a seguire pure la mia macchina.
Poi un bigliettino, scritto nelle carta di un foglio a quadrettini.
Stai sereno e pensa ai tuoi familiari.
Mia moglie si porta i bambini dalla madre, a Trapani. Ho paura che possa succedere qualcosa a loro. O forse ho troppa paura che possa succedere qualcosa a me e che loro possano vedermi. 


Gero, ma chi aspetti a denunciare? Ci stanno rovinando la vita!
Se denuncio mi lasciano ancora più solo e loro magari se la fidano pure ad ammazzarmi.
Perché, già non ti stanno facendo la fossa?



Mi hanno ridotto un verme. Sono in rosso da mesi. Ma loro ogni sabato continuano a tornare.
Guarda che lo sappiamo che i tuoi figli sono dalla nonna.
E’ la casa con la facciata azzurra,vero? Settimo piano? No no, aspetta … Il quinto piano! Al settimo ci sta tua cognata, no?



Poi la frattura del radio. Sono scivolato, sono costretto ad inventare al medico. Poi realizzo che purtroppo c’è solo una via per uscirne. E’ troppo tardi.
Mi ritrovano appeso al ventilatore, quello che d’estate era sempre acceso perché dal caldo si moriva. Mi ritrovano ancora con le lacrime agli occhi, il corpo caldo. Pure quel ventilatore l’aveva comprato mio padre, buon’anima.



Antonio Mineo

mercoledì 8 aprile 2015

Clandestini

Noi siamo i clandestini
Quelli che è meglio nessuno veda
Siamo clandestini 
In una terra che è di tutti 
E di nessuno
Clandestini
In uno spazio che è libero 
finche' nessuno ci vede
Uno spazio che per loro è vuoto 
E per noi è sopravvivenza
Siamo clandestini 
Attraversiamo territori infiniti
Sconosciuti a molti
Perché un vero clandestino 
ha la libertà dentro al cuore
Uno spazio indefinito
nella mente
E grandezze sconfinate
Come ideali


Silvana dg
(da Brigate Poeti Rivoluzionari - Bari)

lunedì 6 aprile 2015

L'arte spiegata ai non vedenti: 8 ragazze per me, di Renato Guttuso




In questo quatro che voi non potete  vedere ci stanno delle donne nude. Sono  tinte, da colori vivaci.
Si stanno preparando per lui, per il loro pittore. Per me questo quatro Guttuso lo doveva intitolare 8 ragazze per me, posson bastare. Schifiu, una più porca dell'altra senza mutande e dignità; esporsi così, tutte spugghiate davanti a migliaia di gente che viene e che va.

venerdì 3 aprile 2015

La posta dell'Extraparlamentare: viaggiamo?

Cara Extraparlamentare,
sono Adelina, una pensionata INPS (Italiana, del MEC e dell'Unione Europea)  che - dopo la lauta liquidazione  dei 40 anni effettivi di lavoro subito riscossa -  aveva deciso di godersela tutta , alla faccia degli sfigati che già avevano pronosticato la prossima fine. Tu ti starai interrogando sull'uso dell'imperfetto. Ora ti spiego.
Avevo prenotato una crociera fra le rive del Mediterraneo e Tirreno.  Tra l'altro mi prometteva una ottima aderenza della mia protesi dentaria e qualche acchiappo. Erano previste porte antincendio collaudate dai nostri corpi forestali ; quale migliore premessa?
Dopo ho deciso di prenotare una permanenza di due- tre giorni fra le Alpi Bernesi e quelle Italo-francesi, ma la permanenza era sine die e così ho cambiato itinerario, accorciandolo di qualche miglia, sia aeree che marittime.
Ho quindi optato per una semplice gita fra le isole partenopee e quella ischitana. Da ciò sono stata dissuasa dal medico di base dal CAF locale  e dai miei cari affezionati nipoti ai quali (a loro dire ma non a mia memoria) avrei sottoscritto l'accredito della pensione.
Dopo una notte con Licia Calò e Vergassola, un dito indice che vagava fra i continenti illuminati a led di un mappamondo che avrei dovuto regalare ai nipoti e spacchettato, ho scelto di andare a Milano. Lì, con l'EXPO mi giro il mondo a 30 euro di ingresso pro die. Come le supposte che non ti fornisce il SSN.
Con 180 euro mi faccio il giro del mondo e pago solo il biglietto per il passante ferroviario.
Vorrei una tua illuminata conferma ai miei propositi.
Adelina


Cara Adelina,
non so da quale regione europea o italiana scrivi (ma siamo tutti cittadini europei), ti informo che sulle nostre aviolinee è stato installata la cloche modello " brunetta" ad alto controllo e facile smanettamento , dei sediolini per gli addetti al volo con copertura salvawater (optional per steward/hostess, acquistabili dagli stessi durante il volo) e dai passeggeri quando non ne avranno piu' bisogno. Il tutto pagabile con Master Card . L'addebito solo dopo evento.
Per le  navigazioni da un minimo ad un massimo di 3 gg. sono stati previsti in dotazione canotti gonfiabili a forma di paperetta o Uomo Ragno; per i disabili salvagenti  con il disegno delle porte sui bagni a loro destinati. Per le porte antincendio sono stati destinati uomini del Corpo Forestale dismesso.
Come comprendi, la sicurezza è garantita. Non è previsto solo il barbiere o la parrucchiera per i parenti intervistati  dei superstiti, ma ci sono già molte associazioni di volontariato pronte ad offrire tal servizio
Ma se tu, giustamente, opti per l'EXPO' , potrai usufruire delle ottime opportunità sia aeree che tranviarie offerte. Devi , però, non dimenticare di fare un mutuo ad 8 anni - a tasso fisso - per l'acquisto di biglietti ed a tasso variabile per i taxi che dovranno consegnarti alla meta.
Non dimenticare, durante le visite ai padiglioni, di portare un panino le cui briciole  distribuirai ai piccioni.
L'extraparlamentare

giovedì 2 aprile 2015

CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO - il film, il libro

Best seller e ora anche film.
Mi faccio prestare il libro da un amica. Sono curiosa e comincio a leggere: - Mi guardo allo specchio, arrabbiata e delusa. Al diavolo i miei capelli, che non vogliono saperne di stare a posto. Non devo più andare a letto con i capelli bagnati. La mia unica possibilità legarli con una coda. Già dall'incipit si nota il cattivo rapporto che la protagonista ha con i suoi capelli. Poteva risolvere la situazione con 50 sfumature di colore, che ne so, 50 colpi di sole o qualche allungamento. No, ha pensato di scrivere un libro e di farsi Mrs Grey. Continuo a leggere: qui si esplora il rapporto tra lei che è una ragazza e un uomo. Lei studia, lui è milardario. La scrittrice a lei ha dato il nome Anastasia, la sorella cattiva di Cenerentola, a lui ha regalato un nome elegante, Christian dai suoni onomatopeici. Lui sicuro di sè, educato, preparato, attraente, alto, ben vestito, ricco, potente, libero e sessualmente attivo. Lei, impacciata, impedita, imbarazzata, scoordinata, malvestita, buffa, confusa, goffa, e pure vergine -  il clone di Santa Maria Goretti!

mercoledì 1 aprile 2015

Guttuso e Crocifissione e Mimise e Rizzo



Chi è Guttuso, a quale corrente pittorica apparteneva, cosa esprime la sua arte, perchè villa Cattolica ospita  le sue opere - conosciuto in tutto il mondo ma adombrato e dimenticato da noi che ce l'abbiamo a due passi da casa (io non l'ho mai capito, ho frequentato il liceo artistico ma in cinque anni non è stato mai menzionato, nemmeno invitato a conoscere i giovani artisti presenti nel territorio bagherese - più volte mi si è presentata l'occasione di conoscere Guttuso artista ma la cosa finiva lì, ma come tutte le occasioni che tante volte sfuggono nella vita una va in porto); il blog Apertura a Strappo invitato a villa Cattolica racconta un opera dell'artista "Donne stanze paesaggi oggetti", taglio decisamente ironico, a lui gli sarebbe piaciuto ascoltarci  magari seduto accanto a Mimise, ma chi è? cosa racconta la sua arte?  - seguo una guida, facciamo il giro delle stanze, rifaccio un'altro giro, inizia il racconto, figlio di Gioacchino agrimensore e Giuseppina nacque a Bagheria, i genitori lo rivelarono qualche giorno dopo per dei contrasti con l'amministrazione bagherese dovute a idee liberali dei genitori di Guttuso, cresciuto cominciò a frequentare lo studio del pittore Domenico Quattrociocchi sperimentò la pittura francese artisti come Carrà, frequentò lo studio del pittore futurista Pippo Rizzo e in seguito si trasferisce a Palermo per gli studi liceali, la sua arte viene influenzata dalle correnti figurative ma anche da Courbet, Van Gogh, Picasso e dall'espressionismo che si palesa nella sua arte  fortemente connotata da elementi della sua terra (la sua figura artistica prende spessore e assieme alla pittrice Lia  Pasqualino Noto e gli scultori

 Giovanni Barbera e Nino Franchina, forma il gruppo dei Quattro: la loro arte libera da ogni impostazione accademica, i quattro sperimentano colore e forme. L'arte di Guttuso in quegli anni è contrassegnata da una opposizione antifascista; il suo impegno sociale lo spinge fino a sposare la causa della guerra in  Spagna - ricordiamo" Fucilazione in campagna" contrassegnato da un forte realismo sociale attraverso il quale la sua opera si fa denuncia. Con l'opera Crocifissione scardina i canoni, le croci non sono vicine come nell'iconografia classica, la sofferenza non è quella di Cristo ma di tutta l'umanità, i personaggi non sono vestiti dirà in seguito Guttuso per togliere l'atemporalità volevo rappresentare il nudo dolore non La Crocifissione ma Crocifissione - i supplizi dell'umanità (l'uomo a cavallo è raffigurato con i capelli biondi un ariano, il cavallo in primo piano è un omaggio all'amico Picasso);  si attira le critiche del mondo clericale attraverso questa opera denuncia che gli orrori della guerra - l'assenza di cielo come mancanza di speranza.
Sposa Mimise, la guerra si è diradata, una nuova energia si protende nelle vita e nell'arte di Guttuso - la figura femminile diventa dominante, ricordiamo "Donne stanze paesaggi oggetti" del '67 un opera che si rifà alla pop art, una critica al consumismo, tanto che si rintracciano gli oggetti venerati dal consumismo stesso - il punto di vista esterno ci pone come un voyeur. L'incompiuto: "Le donne vanno e vengono" che si rifà a un'opera di Eliot,  "nella stanza le  donne vanno e vengono parlando di Michelangelo", ultimo lavoro del 1986 - la sua tecnica si è evoluta, è una rappresentazione realista la scala rossa il tema del gineceo, non la donna che aveva rappresentato nel passato, Guttuso fa una riflessione, sono gli ultimi anni della sua vita, ne fa un omaggio alla donna del suo tempo - otto senza volto, tutte a rappresentarne solo una, Marta Marzotto, da un addio alla vita che se ne va.

Peppa Modotti